La storia
La Valle dell’Agno ha da sempre visto legati territorio, acqua ed energia.
L’acqua dell’Agno e dei suoi affluenti ha animato per secoli i Mulini, i magli, folli da panni, le segherie, le macine che hanno costellato questo territorio. Non solo: essa ha assunto anche un’importante valenza turistico-termale con le fonti di Recoaro.
La storia dell’utilizzo della risorsa acqua nel territorio conosce però un importante salto di qualità con gli interventi operati dal Lanificio Marzotto, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
…Una vera e propria strategia energetica, portata avanti soprattutto dall’ing. Alessandro Marzotto, che culminò nella costruzione delle centrali idroelettriche nell’alta Valle dell’Agno. Questi concentrò inizialmente la sua attenzione sulla roggia di Valdagno e su quella del Maglio di Sopra, che modificò per sfruttare più convenientemente i salti d’acqua per i due stabilimenti del Lanificio. Ma la sempre maggiore necessità di energia lo portò a sfruttare anche l’acqua più a monte, da San Quirico fino ai monti di Recoaro Terme.
Nel corso dei primi due decenni del Novecento la Marzotto si assicurò i diritti d’uso d’acqua nella zona, ottenne le concessioni per nuove derivazioni o per ampliare quelle già esistenti, acquistò gli antichi opifici presenti sul territorio (segherie, mulini, magli) segnando la loro fine, ristrutturandoli profondamente per collocarvi le nuove turbine. Assicurando così al Lanificio una risorsa indispensabile per il suo sviluppo: l’energia.
Alla metà degli anni Venti il progetto poteva dirsi concluso: ben 14 centrali erano state costruite. Otto ricadevano nel territorio di Recoaro: Gazza, Richellere, Frizzi, Bruni, Margherita, Ponte Verde, Facchini e Righellati. Le restanti sei nel Comune di Valdagno: Seladi, Torrazzo, Marchesini, Maglio, Corè e Valdagno (l’ultima e la terzultima collocate all’interno degli stessi stabilimenti della ditta).
Tali strutture erano, e sono tuttora, concepite e organizzate secondo un sistema a caduta, in modo che l’acqua raccolta non venga mai dispersa dopo lo sfruttamento di un salto, ma venga convogliata, tramite opportune prese, nei canali derivatori della centrale successiva.
Lo sviluppo totale è di circa 21 km di canali, per circa 10 chilometri di Valle. Oltre la metà sono coperte. Ogni centrale ospita una o due turbine al suo interno e spesso un locale adibito ad appartamento per l’operaio/custode dell’impianto. Notevoli opere idrauliche ed architettoniche sono soprattutto i bacini di carico, i canali, le gallerie tra le valli, i viadotti per superare le asperità del suolo, i ponti-canale sull’Agno e sugli affluenti, le lunghe condotte che portano l’acqua alle turbine.
Dismesse dall’azienda nei primi anni Duemila, queste furono vendute a Impianti Agno ed Eusebio Energia. Le due società hanno avviato degli importanti lavori di ristrutturazione, continuando la storia dell’acqua come fonte di energia nel territorio dell’alta Valle dell’Agno. Un panorama che si è recentemente ampliato con la costruzione di altre tre piccole centrali in acquedotto.
Un percorso lungo oltre un secolo, dove si uniscono territorio, acqua ed energia.
Per conoscere meglio l’itinerario energia
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