Il torrente Richellero di Recoaro, formato dall’unione di alcune piccole sorgenti (“Stue”, “Casare” e “Fieno”), era stato individuato dalla Marzotto come obiettivo di una possibile derivazione già sul finire dell’Ottocento. Lo testimonia l’acquisto da parte del Lanificio di Valdagno di due opifici situati nei pressi della confluenza del torrente con l’Agno: due mulini da grano, denominati rispettivamente “Sudiro” e “Storti”.
Il progetto, presentato nel 1903, prevedeva delle opere di presa sul Richellero a circa 330 metri dal ponte Contrà Gattera di Sopra, a cui si sarebbero successivamente aggiunte anche le acque di scarico della centrale Richellere, costruite proprio in quella zona. Il canale derivatore in pietra, «intonacata nella parte interna in modo che tutto il contorno bagnato risulti a pareti liscissime», era previsto di una lunghezza complessiva di 686 m (di cui due terzi in galleria). Dalla vasca di carico (la “casetta rossa”) una condotta forzata parzialmente interrata di 180 metri avrebbe portato le acque all’officina generatrice, di notevoli dimensioni, dove sarebbero state collocate due turbine Pelton. Lo scarico delle acque sarebbe avvenuto nuovamente nel torrente Richellero, e sarebbero state convogliate in seguito nel canale della successiva piccola centrale Margherita.
La centrale forniva energia anche alle Fonti termali di Recoaro, durante la stagione balneare (giugno-settembre), tramite un accordo sottoscritto tra queste e la Marzotto. Come avvenuto analogamente per altre centrali della zona, anche la centrale Bruni fu protagonista di un episodio della Resistenza. Per fermare, almeno per qualche giorno, le attività del Lanificio che lavorava per l’esercito tedesco, la condotta forzata fu fatta saltare dai partigiani.
La centrale, ora di Eusebio Energia, è attualmente in funzione.