Come per analoghi tratti del torrente Agno, gli interessi della Marzotto per la zona compresa tra il Ponte Verde e il Ponte dei Facchini (in comune di Recoaro) risalgono ai primi anni del Novecento. Il Lanificio risultava essere il proprietario di tutti i diritti d’acqua di questo tratto già nel 1902, avendo acquisito quelli relativi ai due opifici esistenti nella zona: una sega di legname, appartenente a G. Ambrosi, e un mulino da grano dei fratelli Faccio.
Le due attività della zona si erano già fatte le promotrici di un primo rilevante progetto per quel tratto di Agno, soltanto l’anno precedente (1901). L’obiettivo era quello di costruire «una officina idroelettrica, allo scopo di mettere nell’aspetto più moderno possibile ed economicamente vantaggioso i propri opifici» e vendere l’energia eccedente sul mercato.
L’ambiziosa idea venne ripresa dalla Marzotto. Il primo progetto (1907) entrò però in conflitto con la costruzione della nuova sede tranviaria tra Recoaro e Valdagno: il percorso del canale e della famosa “vaca mora” sarebbe stato lo stesso. Il problema fu risolto dal secondo progetto (1909) che prevedeva delle opera di presa sulla sponda opposta, a circa un centinaio di metri dal Ponte Verde. Un canale derivatore di circa 1250 metri (di cui un terzo in gallerai) avrebbe poi attraverso ben quattro piccole vallette (“Molin Vecchio” o “Russi”, “Rive”, “Bianco”, “della Calsava”) tramite appositi ponti-canale. Dalla vasca di carico di 16 m3 una condotta forzata di 35 metri, «seguendo l’inclinazione della scarpata del colle», avrebbe alimentato la turbina Francis a chiocciola posta nel nuovo edificio motore (a pochi metri di distanza dal mulino Faccio). Le acque di scarico sarebbero state poi condotte direttamente nelle opere di presa della centrale più a valle, la Righellati.
La centrale, ora di Eusebio Energia, è attualmente in funzione