Energia del passato

Archeologia e storia proto-industriale

Siti minerari e archeologia

Il Distretto Metallifero delle Alpi Vicentine si estende dalla Valle dell’Agno alla Valle di Posina. La ricchezza e varietà di minerali in epoche passate ha permesso lo sviluppo delle attività minerarie. L’esaurirsi di queste ricchezze naturali e la conseguente dismissione dei siti lascia una potenziale risorsa a vocazione culturale, scientifica e storica ancora in parte da scoprire per cittadini, per il visitatore, per il turista

Siti di interesse

Queste energie sono fonte di reddito, ma alcune, finito il loro ciclo che le ha portate ad esaurirsi, possono essere storie da raccontare e possono di nuovo costituire linfa vitale per i Turismi territoriali, lenti e sostenibili… che si nutrono di questi temi assaporando le complessità del sistema territoriale-paesaggistico. Una valorizzazione dove passato, presente e futuro si intersecano per disegnare nuove rappresentazioni di un luogo nato da un mix inestricabile di natura e antropizzazione.

L’attività mineraria

L’origine dell’attività estrattiva è nota fin dal tempo dei Romani, che ha avuto il suo sviluppo maggiore nel corso del ‘400 – 500 ad opera della Serenissima Repubblica, la quale, attraverso le “investiture”, concessioni ai privati per la ricerca e la coltivazione delle miniere, favorì il sorgere di varie società per l’estrazione di argento, piombo, zinco, bario e altri minerali.

L’attività proseguì con meno intensità anche nei secoli successivi, fino a tempi relativamente recenti, per l’estrazione della galena e del manganese, del caolino e della quarzite.

Oggi non vi è più alcuna attività estrattiva; rimangono, alcune tracce di questa attività come gallerie ancora aperte o chiuse, avvallamenti e accumuli di materiale di escavazione in alcune aree.

L’archeologia di montagna e l’etnoarcheologia permettono di riscoprire le antiche modalità di insediamento umano e di sfruttamento delle risorse del territorio fin dalla preistoria.

Pillole di archeologia

La frequentazione da parte dell’uomo dell’alta valle dell’Agno è documentata dalle testimonianze, emerse negli ultimi anni, dai tempi più remoti fino a epoca medioevale.

Nel 1975, alle Rive di Novale, sul piede di versante del monte Mucchione, sono state rinvenute tracce risalenti al Neolitico/Eneolitico (fine del IV-inizi del III millennio a.C.).

Dell’ età del bronzo testimoniano i ritrovamenti sul Colle del Castello databili ad un periodo compreso tra XVI e X sec. a.C., quelli di Sella Campetto (Recoaro Terme) databili all’età del Bronzo recente-finale (XIII-X sec.a.C.) e tardo antico e di Cima Marana (Recoaro Terme) databile all’età del Bronzo recente (XIII-XII sec. a.C.).

Dell’ età romana vi sono ritrovamenti a Basto Campetto e a Marana riconducibili ad età tardoantica (IV sec. d.C.).

Le stesse località, Basto Campetto e Marana, sono state frequentate anche in epoca altomedievale (VI-VIII sec. d.C.) medievale (XIV- XV sec. d.C.).

Nel comune di Crespadoro i reperti archeologici affiorano sulla Purga di Durlo (purk, burgh = castello o luogo fortificato, caratteristico cono vulcanico perfetta- mente regolare) qui dall’età del ferro si ipotizza una continuità insediativa.

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