L’acqua utilizzata dalla centrale anticamente denominata Torrazzo, e conosciuta al giorno d’oggi con il nome di Marchesini (di Impianti Agno), ha alle spalle una lunga storia di utilizzo a scopo energetico. Il Torrazzo, affluente di destra dell’Agno nei pressi di S. Quirico, forniva infatti energia a numerosi mulini situati lungo il suo corso (“Danese”, “Beschi”, “Peserico”, “Pellichero”) già nei secoli precedenti.
Uno dei più rilevanti, e meglio documentati, era quello denominato “dei Sandri”, situato nell’omonima località, non molto distante dal centro di S. Quirico. La prima testimonianza della sua esistenza risale al 1717, quando A. Capello utilizzava l’acqua del Torrazzo per animare una ruota per macinare il grano. Con il passare del tempo a questa si sarebbe poi aggiunta una seconda ruota adibita allo stesso scopo, una terza per triturare il gesso e una quarta per la pilatura dell’orzo. Ben quattro ruote totali, due a cassette e due a palette, come descritto in un documento del 1870. La storia del mulino “dei Sandri” si sarebbe intrecciata, negli anni Dieci del Novecento, con quella del Lanificio Marzotto.
Questo si era infatti assicurato i diritti di derivazione d’acqua nella zona (appartenenti agli opifici già menzionati) e presentò diversi progetti tra il 1912 e il 1916. L’opera di presa sarebbe stata duplice: la prima lungo la Valle Montagna Spaccata, in prossimità dello scarico delle due turbine dell’omonima centrale di proprietà di Dalle Ore; la seconda, a pochi metri di distanza, direttamente sul Torrazzo, costituita da una piccola diga. Il canale derivatore sarebbe poi corso sulla destra idrografica del torrente: circa 2500 m di cui oltre 400 in galleria, edificato «in muratura di sasso calcare e cemento, di sezione rettangolare». Dalla piccola vasca di carico (50m3) una condotta forzata di circa 300 metri, «staccata dal terreno e sostenuta da pilastrini in cemento con selle in ferro», avrebbe portato le acque alla centrale. Il fabbricato avrebbe avuto due piani: il pianterreno avrebbe ospitato due turbine Pelton e i relativi macchinari per la produzione di energia, il primo piano sarebbe stato adibito ad abitazione per il custode.
Dopo aver fornito per decenni energia agli stabilimenti della Marzotto, la centrale Marchesini conobbe un progressivo declino, culminato nella rottura della condotta forzata nel 2001. Acquistata da Impianti Agno, la centrale è stata interessata da una profonda ristrutturazione sia dell’edificio che delle diverse opere elettro-idrauliche. Con la conclusione dei lavori nel 2013 è stato possibile riattivare nuovamente la produzione di energia per la valle e i suoi abitanti.
L’intervento ha riguardato anche i locali del piano superiore, radicalmente trasformati e riadattati per ospitare il Centro di promozione delle energie rinnovabili dell’Alto Vicentino. Rivolto soprattutto agli studenti delle scuole locali, e dotato di una sala multimediale con 84 posti a sedere, ricca di pannelli esplicativi sulla storia della produzione di energia idroelettrica nella zona e sull’evoluzione della centrale che lo ospita. Il Centro ha accolto numerose iniziative nel corso degli ultimi anni, ospitando diverse attività promosse da Impianti Agno, focalizzate soprattutto attorno «al valore educativo dell’acqua come fonte di energia rinnovabile e sul patrimonio storico-culturale degli impianti del territorio che la utilizzano, in collaborazione con le principali istituzioni locali, le scuole, il mondo accademico e la realtà associazionistica».