GEOLOGIA DELLA MINIERA DEL MONTE PULLI
Benedetta Pallozzi, Museo Civico “Domenico dal Lago”
Il giacimento lignitico del Monte Pulli si è formato sopra i sedimenti calcarei – calcari nummuliti – e tufacei dell’Eocene medio (50 milioni di anni fa) e si è originato per accumulo di vegetali all’interno di un bacino/laguna in contatto con il mare.
Grazie a questa connessione si ebbe la formazione di una serie di otto strati di lignite, alcuni di ottima qualità, e di sei strati di scisto bituminoso intercalati a materiali litici come calcari, arenarie e tufi per uno spessore totale di quasi ottanta metri.
Le fasi tettoniche, successive alla formazione del giacimento, accentuarono l’originaria disposizione a conca del bacino che di conseguenza subì anche delle fratturazioni con spostamenti orizzontali e verticali. L’osservazione esterna della formazione a lignite e i lavori di sfruttamento hanno messo in luce come l’orizzonte lighitifero sia tagliato verso ovest da una faglia verticale orientata verso sud; ad oriente invece il bacino venne interrotto da una grande apparato esplosivo (neck) che asportò parte della formazione lignitica depositando entro il condotto tufi e brecce basaltiche, lembi di lava basaltica e frammenti di rocce calcaree
I livelli carboniosi derivano dalla lenta trasformazione di ingenti accumuli di sostanza vegetale di tipo continentale.
La presenza di fossili marini nelle tufiti intercalate al livelli di lignite – fossili oggetto di impor- tanti studi ad opera del dottor Domenico Dal Lago ma anche di studiosi stranieri come Paul Oppenheim – permette di intuire che i detriti vegetali dovevano accumularsi ai margini di una baia lambita dal mare che periodicamente la sommergeva.
Nei livelli tufitici sono stati rinvenuti numerosi molluschi, soprattutto gasteropodi, ed escrementi fossili (coproliti) attribuiti a coccodrilli.
La Lignite del Monte Pulli
Fu Girolamo Festari a scoprire, attorno alla metà del Settecento, della lignite (un carbone fossile) nei pressi della contrada valdagnese di Campotamaso. Inizialmente sfruttata liberamente e senza vincoli di sorta, fu soltanto attorno al 1840 che l’Impero austriaco decise di sfruttarne appieno le potenzialità, assegnando la concessione alla Società Veneta Montanistica.
Sotto la guida di ingegneri in larga parte di origine o provenienza tedesca, le operazioni procedettero con buona fortuna negli anni successivi. Non mancarono però numerosi infortuni – anche di grave entità – occorsi ai minatori che lavoravano nella miniera in precarie condizioni di sicurezza, oltre che qualche episodio di “inquinamento industriale” delle acque legato al lavaggio del carbone.
Inizio di galleria
SCHEMA DEL SISTEMA DI GALLERIE E TELEFERICHE TRA IL MONTE E LA MINIERA PAPADOPOLIS (ING. G. DALLE ORE)Stazione di carico
Inizialmente destinato soltanto all’estrazione, dal 1863 la lignite del Pulli venne anche lavorata sul luogo con la costruzione di un rilevante stabilimento adiacente la miniera.
Tra alterne vicende e dopo alcuni passaggi di proprietà – tra cui ad Alessandro Rossi che utilizzò la lignite come combustibile per la sua fabbrica di Schio – la miniera passò sotto il controllo di Girolamo Dalle Ore sul finire dell’Ottocento. Questi ereditò una situazione abbastanza florida, destinata a conoscere il suo apice durante la Grande Guerra – quando la miniera venne dichiarata Stabilimento ausiliario e in essa finirono impiegati diversi militari esonerati dal fronte – e soprattutto nei due decenni successivi.
L’elevata quantità di energia destinata al funzionamento degli energivori meccanismi della miniera (soprattutto pompe e organi di sollevamento) legò la storia della miniera all’idroelettrico. Dalle Ore – come fatto dai Marzotto, suoi parenti – pensò all’utilizzo delle acque dell’alta Valle dell’Agno. Più nello specifico, fu l’acqua del Torrazzo e della Montagna Spaccata a fornire l’energia necessaria alla miniera.
La produzione di lignite cominciò il suo declino dagli anni Quaranta, con un collocamento del minerale sempre più difficile sul mercato e la progressiva riduzione delle riserve. Una difficile situazione che culminò nella chiusura della miniera dei Pulli nel 1958.